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Karagöz risolve gli enigmi che gli propone la figlia del visir, vola al cielo sul suo asino ruotando a mo' di elica la coda della cavalcatura, vende la sua stamberga pezzo a pezzo «Tanto per la vista, e tanto per l'aria, tanto per i muri, tanto per le finestre, tanto per il soffitto e tanto per il pavimento»: come un Nabot più astuto, capace di fiutare un buon affare persino nella concupiscenza di Re Davide. Demolisce il primo piano, tanto per disturbare l'inquilino del secondo, e si vanta, esattamente come un poeta surrealista «d'aver comprato dieci arpentidi mare per piantarci dei rocchetti». Paga fedelmente la pigione e non è in ritardo che di trentasei mesi ogni tre anni. (it) |