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Quando era bambino mio padre mi portava ogni anno sui campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale, quella che H.G. Wells aveva definito «la guerra che metterà fine a tutte le guerre». Partivamo ogni anno con la nostra Austin Mayflower e procedevamo sobbalzando lungo strade sconnesse della Somme, di Ypres e di Verdun. a quattordici anni, sapevo a memoria i nomi di tutte le battaglie, Bapaume, Hill 60, High Wood, Passchendaele... Avevo visitato tutti i cimiteri, camminato in tutte le trincee ormai coperte dall'erba, toccato gli elmetti arrugginiti dei soldati inglesi e i corrosi mortai tedeschi esposti nei musei della zona. Mio padre era stato un soldato della Grande Guerra, aveva combattuto nelle trincee della Francia a causa di un colpo di pistola sparato in una città che non aveva mai sentito parlare, Sarajevo. E quando tredici anni fa è morto, all'età di novantatré anni, ho ereditato tutte le medaglie che aveva conquistato nelle sue campagne. Su una di esse è rappresentata una vittoria alata e sul rovescio sono incise le parole: «La Grande Guerra per la Civiltà. (it) |