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Vivo nel voto, più leggero, sicuro, quasi sereno. Tutto si è svolto senza dolennità ed è questa una cosa strana perché forse avrei pensato che avveniva con una specie di pompa, sia pure interna. Invece, forse è un sintomo sicuro: dove c'è solennità, forse c'è solo solennità. Quando una cosa è vera, è tanto semplice che quasi non ci si accorge; eppure un voto è una cosa grande. Ma io avevo bisogno di quello, come di mangiare. E che forse mangiare quando ho fame è cosa solenne? In genere una cosa è solenne quando è esterna. Forse è un po' per questo che la solennità dei riti soffoca le religioni. Forse ho sbagliato: la solennità commuove e io non sono stato commosso, e non c'era ragione che io mi commuovessi. Io mi sono messo ad aspettare. Fare un voto in essenza è aspettare. Aspettare accanto a Dio. Quando si scioglierà il voto si scioglierà la mia commozione. (it) |