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La Russia, la mia Russia, non era altro che un casino apolitico. Vivevamo nel caos e nella corruzione, campavamo alla giornata. Nemmeno l'esercito era un bastione del patriottismo; era un posto dove imparare un mestiere, procurarsi da mangiare e da dormire, e magari tirare anche su un po' di soldi da mandare a casa quando il governo decideva che era opportuno pagare i soldati. «Giuramento di proteggere la madrepatria»? Queste non erano parole della mia generazione. Si sentivano dai vecchi veterani della Grande Guerra Patriottica, quei derelitti fuori di testa che un tempo assediavano la Piazza Rossa con le loro lacere bandiere sovietiche e le sfilze di medaglie appuntate alle loro uniformi scolorite e mangiate dalle tarme. Quella frase sul dovere verso la madrepatria era una barzelletta. (it) |