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Andammo dunque Ponte del Gatto, sulla sponda opposta del Po dove sorgeva la vecchia Fiat Lingotto. Capitò che la chioma lussureggiante di una fila di sambuchi si riversasse sulla strada da un muro sbrecciato. Il fiore di sambuco è da sempre una delle mie passioni con il mughetto e il lillà: a guardarlo con attenzione vi si può scorgere lo stellato notturno, con piccolissimi bocci a raggiera, un incanto. E forse per questo, fra le poesie di Montale che da sempre sapevo a memoria, privilegiavo un endecasillabo di straordinario accento: "Alte tremano guglie di sambuchi". Montale si accorge della bellezza di quella visione e si ferma di botto: "Che bel fiore, che cos'è?". Io do un urlo di belva ferita: "Come sarebbe a dire che cos'è? Eugenio, stai scherzando? Quelli sono sambuchi!" Lui mi guarda stupito per la mia reazione e dice: "E con questo?" Non potevo crederci: ne aveva fatto una splendida immagine in poesia eppure non era in grado di riconoscere un sambuco in natura. (it) |