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Nell'intervallo, seduta al tavolo da trucco, guardavamo quella piccola donna pallida, dagli occhi immensi, dagli zigomi lievemente sporgenti, che parlava con voce limpida e pensosa, come una bambina saputella. Dietro quel volto irreale si celava qualcosa di straordinario, di ineguagliabile. Ludmilla, la sua personcina esile, un giorno tra tanti, si vestì di nero, con un alto colletto, come una ragazza in uniforme. Mi guardò, mi disse parole dolci, poi sorrise, sorrise piegando leggermente la testa di lato, com'era sua abitudine, quel capo bellissimo dai corti capelli neri. A volte, la sentivo così lontana, quasi appartenesse a un'altra gente, a un altro mondo, e con quella voce pura di bambina, evocava un universo che ci era ignoto e che non conosceremo mai. (it) |