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Nella saletta del bar, il juke-box se ne stava silenzioso in un angolo, solo e maledetto. "Faceva tappezzeria", come si diceva nei favolosi anni '60. Con il flipper invece ci si poteva accoppiare quasi sessualmente, un succedaneo per lenire pulsioni adolescenziali. Il flipper era piĆ¹ generoso. Nella sempiterna lotta con il tilt, l'uomo era "faber fortunae suae": si vincevano palline e consumazioni. Intorno al calciobalilla, poi, si accendevano vere e proprie orge. Per dividere le spese si arrivava a giocare anche in otto, uno per manopola. Per recuperare le palline si mettavano i fazzoletti nelle buche delle porte o si bloccava la gettoniera con la stecco del mottarello. Il juke-box no, era intaroccabile, spietato e rigoroso: una selezione L. 50, tre selezioni L. 100. E chi mette i soldi "sente" come tutti quelli che ascoltano a sbafo. Per questo il juke-box in Liguria non ha mai avuto molto successo. Funzionava solo d'estate grazie a qualche megalomane torinese o milanese. Allora la saletta improvvisamente si popolava, ondate migratorie di portoghesi giungevano anche dall'entroterra, pronte a sciamare per il contro-esodo non appena intuivano che stava sfumando l'ultima selezione. (it) |