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Io sono stato, senza alcun dubbio, nel 1938 uno dei pochi giornalisti italiani che hanno aderito alle tesi razziste che allora furono enunziate ufficialmente dal regime, e sono stato per qualche tempo anche segretario di redazione della rivista "La difesa della razza", e in tale qualità ho scritto articoli che erano intonati, senza alcun dubbio, alla rivista per la quale scrivevo e agli orientamenti politici del tempo. Ho avuto occasione di dire nel dopoguerra che la sola parte che mi sentivo non di correggere, non di emendare, non di rivedere in senso autocritico, perché questo riguarda tutto il mio passato dal punto di vista politico, ma la sola parte del mio passato politico che mi sentivo di ripudiare, era quella. Siccome queste mie dichiarazioni sono disinteressate, non chiedono contropartite, non ho da fare alleanze con nessuno, non ho da chiedere mercè a nessuno, continuo a combattere la mia, la nostra dura battaglia in mezzo a tanti nemici e tante incomprensioni, io debbo ritenere che, ripeto, solo degli incivili possano non prendere atto di dichiarazioni di questo genere, che sono dichiarazioni di coscienza. (it) |