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San Leopoldo non ha lasciato opere teologiche o letterarie, non ha affascinato con la sua cultura, non ha fondato opere sociali. Per tutti quelli che lo conobbero, egli altro non fu che un povero frate: piccolo, malaticcio. La sua grandezza è altrove: nell'immolarsi, nel donarsi, giorno dopo giorno, per tutto il tempo della sua vita sacerdotale, cioè per 52 anni, nel silenzio, nella riservatezza, nell'umiltà di una celletta-confessionale: "il buon pastore offre la vita per le pecore". Fra Leopoldo era sempre lì, pronto e sorridente, prudente e modesto, confidente discreto e padre fedele delle anime, maestro rispettoso e consigliere spirituale comprensivo e paziente.
Se si volesse definirlo con una parola sola, come durante la sua vita facevano i suoi penitenti e confratelli, allora egli è "il confessore"; egli sapeva solo "confessare". Eppure proprio in questo sta la sua grandezza. In questo suo scomparire per far posto al vero Pastore delle anime. (it) |