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Al discendere la scalèa comitale, che un'ora prima avevo salita, vidi che i lampi e coboldi avevano deciso di fregarmi del tutto. Sfarfallando pazzescamente dalle vetrate, quegli altri arrampicandosi ingegnosamente ai seggioloni monumentali dei conti Delarama, avevano inframmesso nel mio penoso assortimento di parallelogrammi i barbagli dello strabismo, le beffe degli zecchini stentati. Ma c'era almeno la speranza d'un rovescio d’acqua.
E tutti insieme, inspirati dall’Esecrando, avevano acceso le brame dei roventi omenoni, dei pulverulenti vescovi che sogliono trascorrere l'estate sui più pregevoli piedistalli barocchi della città. La vecchia pietra, odorosa di vecchia polvere, aveva rabbrividito nel presagio della tempesta.
Ma ecco cipperimerli li lasciavano con quella voglia e dileguavano sghignazzando verso grecale: i venti e i lampi per dove il cielo è più aperto, e rotolandosi con lazzi loro lungo le guide ferrate e starnutendo i coboldi, genïetti suscitatori del malessere umano, il di cui seme, raspando, lo cavano dalla stanca terra. (it) |