so:text
|
Il Principe Windisch-Graetz aveva ottenuto quello che si era prefisso durante la tempesta di marzo, quando tutto vacillava e crollava: il ripristino a Vienna, dell'autorità imperiale. Il sessantunenne Feldmaresciallo era un soldato della vecchia scuola abituato a gettarsi a testa bassa contro tutti gli ostacoli. Aveva combattuto a Lipsia contro Napoleone e da allora – come Metternich – si era convinto che la rivoluzione fosse opera di Satana. Secondo la sua opinione radicata nel feudalesimo e nel federalismo degli stati, la rivoluzione era indubbiamente cominciata non con Kossuth e con Messenhauser, ma con l'Imperatore Giuseppe II, questo Asburgo progressista, burocrate centralizzatore, insomma secondo Windisch-Graetz, una contraddizione vivente. Per lui il, nemico principale erano i giuseppinisti divenuti grossdeutsch democratici: questi bisognava colpire ora. (it) |