so:text
|
Eppure in mezzo c'era un elemento realmente salutare. L'assoluto era «lì», e quel «lì» conteneva la riconciliazione di tutti i contrari, la trascendenza di ogni finitezza, la gloria nascosta che è l'unica cosa perfettamente reale che esista. In pratica, aveva molte delle qualità del cielo. Ma si trattava di n cielo al quale nessuno di noi sarebbe mai arrivato. Perché noi siamo apparenze. Essere «lì» è, per definizione, non essere noi. Tutti coloro che abbracciano una simile filosofia vivono, come i pagani virtuosi di Dante, «nel desiderio senza speranza». O, come Spinoza, essi amano tanto il loro Dio da essere incapaci persino di desiderare che Egli possa ricambiare il loro amore. Ciò che appresi dagli idealisti è questa massima: è più importante che il cielo esista, e non che qualcuno di noi possa raggiungerlo. (it) |