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Non sono pochi coloro che sostengono la sacralità del male quando raggiunge le proporzioni della Shoah: l'orrore dei campi di sterminio è irrappresentabile. Chi prova a rappresentarlo tende, anche senza volerlo, alla dissacrazione. Spielberg ha superato l'ostacolo raccontando il genocidio dalla parte dei tedeschi e ribaltando la prospettiva: non la normalità, ma l'eccezionalità del bene. Ci è riuscito anche grazie all'ottica economica di una narrazione dove contano il denaro, gli scambi in natura, i baratti, le transazioni, le mance, la corruzione, i salari, la forza-lavoro, i problemi logistici. Eccola la normalità, la banalità quotidiana del male. (it) |