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Non ci avevo mai pensato, in tutti questi anni. Non so se per pudore, o per rimorso, o per vergogna. La verità è che non solo io, ma nessuno dei miei amici, «internati» o «rifugiati» in Svizzera, nei quasi due anni che vanno dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, si ricorda di essersi mai intrattenuto a parlare della guerra in corso, che faceva milioni di morti nel mondo, né di aver mai ascoltato la radio o comprato un giornale per avere notizie. La verità è che quei mesi passati in Svizzera tutto questo ci era sembrato un sogno, una bella favola che senza merito ci aveva premiato e che volevamo tenere per noi, con l'egoismo di chi è scampato al naufragio e si aggrappa ben stretto alla tavola che lo ha portato in salvo, ma nello stesso tempo guarda con paura la riva dove non sa quello che troverà. (it) |