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Il ripudio di tutto ciò che sa di monocultura, di etnocentrismo sciovinistico, è stato in me, oltreché costante, anche precoce e spontaneo. Fin dalla prima età della ragione io avevo istintivamente detestato qualsiasi forma e manifestazione di nevrosi nazionalistica. Avevo sempre resistito, proprio perché circondato dai loro canti seduttivi, alle varie sirene fomentatrici di odio e di fanatismo razzistico. Da solo, senza leggere Grillparzer, avevo intuito che c'era un nesso fatale e losco fra nazionalità e bestialità. La mia fluida psicologia di confine, il mio carattere attirato dall'ubiquità, il mio stesso bilinguismo, mentale nonché orale, mi avevano fin da bambino predisposto all'assorbimento naturale di influenze diverse e contrastanti. (it) |