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È questa impassibilità di registrazione il più appariscente carattere della sua prosa, maturata del resto non solo dall'esperienza dell'età dell'acciaio, ma dall'esercizio scientifico e dallo studio degli esemplari di tutti i tempi. Il gioco dei sentimenti, come nei massimi scrittori, si riflette piuttosto in certe increspature improvvise di quella superficie smagliante; segreti refoli del ritmo o un digradare di colori nei suoni accennano – ma solo a chi paziente esamini il tessuto nell'originale – la mobilità di cieli al primo sguardo immutabili. Ché la prosa di Jünger va letta come poesia, e d'uno dei più sottili orchestratori. Per Jünger «realista» nella visione della vita, ma nella pratica dell'arte – senza dubbio – platonico, ogni aspetto del mondo si deve nella scrittura modellare secondo un'idea che preesistente gli corrisponde: nell'identità dell'archetipo e della frase, la perfezione. (it) |