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Ripenso a Giorgio Gaber e mi viene in mente Ugo Tognazzi, perché entrambi hanno saputo cambiare pelle più volte. Dall’avanspettacolo al varietà a Cannes. Dal rock snodato con Jannacci e Celentano alla prima serata televisiva al teatro canzone. Restando sempre se stessi, anche negli errori. Ripenso a Giorgio Gaber e mi viene in mente Grillo. Gaber, soprattutto dopo le prime speranze frustrate di cambiamento, era diventato un antipolitico ante litteram, che lanciava attacchi veementi contro ogni schieramento. Tanto che oggi tutti, dalla sinistra alla destra a Comunione e Liberazione, tendono a spartirsene le vesti, dicendo «Era uno dei nostri», come hanno fatto anche con Pasolini. Quest'anno è uscito persino un articolo dell'Osservatore Romano pieno di lodi e che ho trovato sconcertante. Gaber aveva di sicuro un pubblico più colto, meno schiumante, rumoroso e ingenuo di quello di Grillo. Ma sono i frutti di tempi diversi. (it) |