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Karzai e i suoi alleati e rivali del Nord hanno già consentito parecchio. Hanno dischiuso le scuole alle ragazze, il video alle annunciatrici, offerto addirittura a due donne i ministeri della Sanità e, per l'appunto, della «questione femminile». Di più, almeno per adesso, non avrebbero potuto fare. L'Afghanistan, dopo la tabula rasa, non si presenta come un'incipiente società civile, bensì come una variegata e conflittuale comunità interetnica e religiosa. In una simile comunità, tuttora pietrificata, a forte connotazione maschilista, la «questione femminile» è destinata a restare ancora secondaria rispetto ad urgenti priorità. Sicurezza, pace, pane, casa, guadagno, impiego pubblico, lotta all'inflazione, resurrezione del bazar per lo scambio di merci e i bisogni del consumo spicciolo. (it) |