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Bianca Maria: Mangereste, Anna, un'arancia profumata? Vorreste trovarvi ora in un giardino siciliano?
Anna fa un gesto nell'aria come per trarre a sé la fanciulla.
Anna: Che strana voce v'è venuta alle labbra, ora, Bianca Maria! Sembra una voce nuova: come una che dormiva e che si sveglia all'improvviso...
Bianca Maria: Vi stupisce il mio desiderio? Non vi piacerebbe d'avere su le ginocchia un canestro di frutti? Ah, con che avidità io ne mangerei! A Siracusa camminavamo nei boschi d'aranci, vedendo fra i tronchi splendere il mare: gli alberi avevano su i rami gli antichi frutti e i nuovi fiori; i petali ci cadevano sul capo come una neve odorante; e noi mordevamo la polpa succulenta come si morde il pane.
Anna tende di nuovo le mani per attrarre mentre l'altra resta ancora un po' discosta.
Anna: Là voi vorreste vivere. Là, là è la gioia! Tutto il vostro essere chiede la gioia, ha bisogno di gioia. Ah come deve brillare oggi la vostra giovinezza! Il desiderio di vivere s'irradia dalla vostra persona come il calore da un focolare. Lasciate che io riscaldi le mie povere mani!
Bianca Maria le si appressa, e si siede ai piedi di lei su uno sgabello basso. Come Anna le tocca le gote, ella ha un brivido palese.
Bianca Maria: Perché sono fredde le vostre mani, Anna?
Anna: Tutto il vostro viso batte come un polso violento.
Bianca Maria: Il sole m'ha accesa. Di là, alla mia finestra, son rimasta a guardare sotto il sole. La pietra del davanzale era quasi rovente. Qui, anche, tutta la stanza omai è invasa dal sole. La striscia arriva là, sino ai piedi dell'Ermete. Siamo sedute sul margine d'un rivo d'oro. Inchinatevi un poco.
Anna, toccandola vagamente sul viso, su i capelli.
Anna: Come tu ami il sole! Come tu ami la vita! Ho udito un giorno Alessandro dirti che somigliavi alla Vittoria che si dislaccia i sandali. Mi ricordo... ad Atene... in un marmo dolce come un avorio, una figura delicata e impetuosa che dava il desiderio del volo, d'una corsa aerea senza termine... Mi ricordo: la sua piccola testa si disegnava nella curva dell'ala che pendeva in riposo dall'Omero. Alessandro diceva che l'impazienza del volo era diffusa in tutte le pieghe della tunica e che nessun'altra imagine rappresentava più vivamente il dono della celerità divina.... Noi vivemmo per qualche tempo nell'incanto della sua grazia giovenile. Ogni giorno salivamo all'Acropoli per rivederla.... È vero che voi le somigliate, Bianca Maria?
Bianca Maria, turbata dalla maniera singolare della cieca che continua a toccarla.
Bianca Maria: Io sono senza ali. Voi me le cercate inutilmente. (it) |