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Schwarzenberg inclinava per natura all'incostanza e alla mutevolezza: viveva in un'epoca che cominciava ad anteporre il realismo all'idealismo. Perciò egli fu un politico realista, il quale affermava che il tempo dei princìpi era passato: fu il sostenitore di uno stato forte, secondo cui "una interpretazione del diritto e una applicazione dei princìpi giuridici meno rigorose spesso erano necessarie per la sopravvivenza, e solo i fatti e non i princìpi giuridici consentono di far fronte alla realtà". Egli pensava – a differenza del ciarliero ed elusivo Metternich – che la formulazione di una politica non era ancora la politica, che far politica e fare la guerra richiedevano le medesime qualità: fermezza, audacia, coraggio. (it) |