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Che sei tu mai per me, o selvaggio e romantico paese | degli incolti Carpazi, colle tue pinete? | Posso ammirarti, ma non già amarti | e la mia fantasia non erra pei tuoi colli e le tue valli. || Laggiù, sulla terra dell'Alföld, piana come il mare, | là sono a casa mia, là è il mio mondo. | La mia anima è un'aquila liberata dalla prigione | allorché contemplo lo sterminato piano. || Mi sollevo nell'aria in quel pensiero | sopra la terra, presso le nuvole, | e sorridendo mi guarda la pianura | che si distende tra Danubio e Tibisco. || || Sei bello, Alföld; per me, almeno, sei bello! | Qui fui tenuto in culla, qui io nacqui. | Qui si stenda su me il funebre lenzuolo, | qui su di me sia ammucchiata la terra del sepolcro. (it) |