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La lingua era l'arnese principale del mio mestiere. Facendo la giornalista ho capito il potere della parola scritta o parlata, ho imparato come i vocaboli ci facilitano a manipolare le persone, a controllare l'opinione pubblica, orientare la condotta della massa, come le parole ci permettano di cambiare il pensiero e, di conseguenza, l'atteggiamento di interi popoli. Prima e durante la guerra in Bosnia, ho assistito all'uso delle parole come un'arma potentissima. La tv, i giornali, le radio seminavano l'odio e preparavano la guerra in modo efficace, come nelle guerre tradizionali lo faceva l'artiglieria. A causa delle parole scritte e dette la gente cambiava: gli amici diventavano nemici, i vicini avversari, i famigliari estranei. Ho capito quanto aveva ragione il noto dissidente e scrittore Mihailo Mihajlov, quando sosteneva che la parola scritta e detta è l'arma più potente, 'perché con un coltello si possono uccidere una, due, o cinque persone, con un fucile se ne fanno fuori dieci, con una bomba se ne ammazzano cento, invece le vittime delle parole che istigano l'odio si contano a milioni. (it) |