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Ed, ora, questo ciclo; ora, queste stanze. I muri d'un grigio su cui scende e palpebra appena qualche leggerissima azzurrità ; su quei muri, una porta che s'apre; e di là dalla porta, lei, la gloriosa, la colpevole, la santa. Conoscevamo le donne di Bonnard, dove la triste bellezza aveva rapimenti dolcissimi, quasi ottenuti imbevendo carnali zuccheri in chissà quali liquori; conoscevamo quelle infilzate ai ferri dolenti della tortura di Gruber; e l'altre, a dire il vero tutte giovanissime, di Balthus, levigate nella cera delle loro adolescenti e incolpevoli ambiguità. Conoscevamo le donne crocefisse ai legni della tristezza e come appiattite poi dentro lo spazio-teca d'una continua interrogazione circa il senso del loro destino, di Giacometti; e le poche, proditoriamente dannate di Bacon... Ma queste di Vallorz! Queste, a me pare, cancellano d'un colpo tutte le altre; e le sorpassano; col loro modo di venir avanti dal buio e di declinare così gli stadi, tutti, della vita! Eretta tra gli stipiti; o ad essa abbandonata; presentandoci con pudore, quasi una moderna annunciazione, la luce baciata dei suoi seni, del suo profilo e dei suoi capelli rossastri; ovvero la superba nudità delle sue spalle e delle sue natiche ; la donna di Vallorz è il grande canto che, di colpo, la modernità vera e religiosamente laica intona sulla modernità presunta, cioè sconciamente laica e falsa, la quale per anni ha umiliato la vita e, non ci facciamo certo illusioni, proseguirà per anni e anni a umiliarla ancora . Ma il canto, intanto, s'è levato; e non sarà facile alle sirene distogliercene. (it) |