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In Brassens si intrecciavano tre culture: quella mitteleuropea, col valzer, quella francese, con la giava, e quella napoletana, con la tarantella . Ecco perché le mie prime canzoni vivevano su quei ritmi e su quella atmosfera. Poi mi intrigava il fatto che trattasse temi scabrosi, di grande rilevanza sociale, buttandoli via, cantandoli con una nonchalance da teatrante inglese, più che francese: perché il teatrante francese è enfatico, declamatorio, quello inglese dice cose terrificanti con una specie di indifferenza glaciale. Brassens, insomma, fu il mio grande modello anche se, avendone avuta l'occasione, ho sempre evitato di conoscerlo di persona: mi serviva troppo tenermelo come mito; se questo mito, conoscendolo, fosse crollato mi sarebbe crollato il mondo. Sicché, ho preferito immaginarmelo soltanto attraverso le sue canzoni. (it) |