Mention393707

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so:text Ero certo che Negri dovesse avere, per la sua statura intellettuale e il carisma che lo circondava nel movimento, oltre che per la malcelata ambizione di scrivere la storia del domani, un «archivio» di carte rispecchianti le tappe del processo insurrezionale. Mi chiesi dove, al posto suo, avrei potuto nascondere i documenti senza correre il rischio che fossero scoperti. La facoltà di Scienze Politiche, dopo le perquisizioni domiciliari dei docenti del 21 marzo 1977, non era più un posto sicuro. Richiesi al dirigente della Digos dottor Colucci di prepararmi un elenco di esponenti di spicco di Potere Operaio che, dopo l'avvento di Autonomia, non apparivano più politicamente attivi. Tra loro, in tutto una decina, spuntò il nome di Manfredo Massironi, un architetto già amico e seguace di Negri che aveva lo studio proprio di fronte al portone d'ingresso di Scienze Politiche e sulla cui targa esterna figurava il nome della madre. Pensai che per Negri non poteva esserci posto più sicuro per nascondere documenti compromettenti: ogni metro in più di distanza dal suo studio avrebbe costituito per lui – come confidai al dottor Colucci nel consegnargli il decreto di perquisizione – un fattore di rischio crescente e intollerabile. (it)
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so:description Terrore rosso. Dall'autonomia al partito armato (it)
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