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Parlare di razza e cercare le origini ataviche nell'arte d'uno scultore o d'uno scrittore è fuori moda, e m'inchino; ma oso sfidare anche Benedetto Croce, se vedesse i tragici contorcimenti e i simboli astrusi di quest'arte, a non gridare al tedesco e a non pensare che Grünewald, ad esempio, abbia suggerito a Adolfo Wildt vesti, volti, gesti, mani, spasimi e svenimenti. Ho scelto paragone un pittore perché i marmi di Wildt traforati, assottigliati, lucidati, tanto che ogni raggio e riflesso vi si frantumano e immillano, suggeriscono a noi italiani il confronto prima con la pittura che con la scultura come l'intendiamo noi da Vulca a Canova. (it) |