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Era l'epoca del «knut»: delle cravatte «larghe» con la spilla, delle giacche cortissime e dei pantaloni portati alti a fare mostra di calze strabilianti, e delle scarpe di cuoio grezzo dalle stringhe immensamente larghe. Difficile immaginare più penose ambizioni in un quattordicenne zotico e troppo cresciuto con uno scellino in tasca la settimana; tanto più che io sono di quelli che la natura ha condannato, qualunque cosa comprino od indossino, ad avere l'aria d'essere appena usciti da una bottega di rigattiere. Ancora oggi non riesco a ricordare senza imbarazzo la mia mania di portare calzoni ben stirati e di impiastricciarmi d'olio i capelli. Nella mia vita era entrato un nuovo elemento: la volgarità. Finora avevo commesso quasi tutti i peccati e le follie alla mia portata, ma non ero mai stato pacchiano. (it) |