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Mio giorno | che ti disseti nell'ombra tagliente del pietrisco | nella vertigine delle più alte torri | sei quel poco che mi fu concesso | per elevarmi fino alla mia statura | e scavare la terra e far crescere il grano | Gli anni che si distillano nei tuoi silenzi | sono un filo impalpabile a cui si sostiene il mare |la forma del vento la conchiglia sonora della tua piccola | eternità | finché un gesto imperioso tronca il grido e il lamento | la maledizione e il riso | Così tu mio giorno così inesistente e fugace | ti ricapitoli nello sguardo lungo del congedo | perché già Cloto porse lo stame | e Lachesi lo filò | e io devo percorrerti ancora una volta senza paura | come chi comincia un gioco | che lo vedrà perdente | e già si mette a parlare con la voce del suo nemico | Per questo mi lascio stringere dalle tue canzoni | ingannare dal crocicchio d'ombra delle favole | allentando le briglie del mio cavallo | che va a piacer suo nella notte. (it) |