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Quando si vuol distinguere il Gesù della storia dal Cristo della fede, non si fa un'operazione storicamente e teologicamente arbitraria e deviante?
Quando l'incarnazione del Logos viene equiparata alle diverse manifestazioni divine, registrate anche in altre religioni, non si perde di vista lo specifico della nostra fede?
Quando Cristo non è più la verità assoluta e definitiva e non è più l'unico salvatore dell'umanità, che cosa resta del Cristo annunciato dal Vangelo e creduto dalla Chiesa di sempre?
La divinità di Cristo e la missione soprannaturale della Chiesa vanno proclamate senza timidezza. I nostri interlocutori hanno il diritto di sapere chi siamo e in chi crediamo; e la Chiesa ha il dovere di servire l'uomo e la società nella fedeltà al mandato del Fondatore, che è quello di evangelizzare ogni creatura, ogni popolo, ogni cultura. (it) |