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R: Nei confronti miei e del Giornale fu un editore eccellente, che non mise mai becco nella conduzione, che rimase fedele alla formula che io avevo escogitato: tu sei il proprietario, io sono il padrone, almeno finché resto il direttore. Poi quando entra in politica, va nella redazione a mia insaputa e dice: qui bisogna cambiare tutto, adesso il giornale deve essere al suo servizio. Non dica di no perché ho le testimonianze di tutti i redattori. Quindi diventa un uomo diverso, vuole fare lui il padrone ma io la vocazione del servitore non ce l'ho proprio. (it) |