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Penso che la maggior parte delle canzoni che ho scritto pongano domande simili: “Potete liberarvi abbastanza per essere in grado di provare la realtà della vita, come un qualcosa di perfetto che va avanti da prima di voi e con voi – e come ognuno di noi va avanti come parte di essa – o no?” Perché se non si riesce ci si posiziona su una piazza. In piedi da soli, fino a quando si muore. Ed è quello di cui le canzoni parlano. Tutte le canzoni mi incoraggiano a non accettare un ruolo da protagonista “in una gabbia”, le nostre vite chiuse e piene di futilità, ma di continuare a chiedere a me stesso di persistere nel fare provini anche solo per un ruolo marginale, ma che sia “parte della guerra”, che è la vita, perché è lì che voglio essere. Voglio essere nella trincea della vita. Io non voglio essere al quartier generale, io non voglio essere seduto in un albergo da qualche parte a guardare il mondo che cambia, voglio cambiarlo io. Voglio essere impegnato. Probabilmente, in un modo che mio padre forse approverebbe. (it) |