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Che Ravenna segni il punto di non ritorno nell'evoluzione stilistica di Antonio Pizzuto, il compimento d'un'orbita e insieme il collaudo decisivo d'un modo di formare irreversibilmente proiettato verso gli esiti estremi delle lasse e delle pagelle, è dato sufficientemente acquisito alla nozione comune. Ma un equivoco letale, generato da un graecum est, non legitur altrettanto inibitivo che irrazionale, ha impedito a selve di commentatori assai corsivi di riconoscere che il terzo libro del prosatore palermitano , non che inaugurare flagrantemente il periodo impropriamente detto informale, conclude in maniera superba la felice stagione figurativa avviata con Signorina Rosina nel 1956 e mirabilmente illustrata da Si riparano bambole quattro anni dopo, mai tracimando dagli argini della trasparenza, all'insegna della più godibile, a tratti perfino esilarante leggibilità, ancor oggi candito in una freschezza miracolosamente illesa dal tempo. . (it) |