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Resta il fatto che, nel dramma del tennis, ogni momento significativo è punteggiato da un suono particolare, e ogni palleggio è un dramma acustico che si organizza intorno a un passo falso sonoro: l'assenza del «plonk» che indica la palla colpita e rinviata – sia che un giocatore l'abbia mandata in rete, sia che l'altro abbia fallito la risposta. Ma questo vuoto sonoro, questa pausa, questo punto di sincronizzazione evitato nella partitura alternata dei giocatori si vede immediatamente riempito, come un recipiente, dal fiotto di un rumore: quello – dalle infinite sfumature, dalle inesauribili peripezie e dall'imprevedibile decremento – emesso dal pubblico: applausi, «oohh...» di delusione, fischi. È reagendo all'assenza di un suono che il pubblico interpreta nell'insieme la propria parte sonora e ritmica. (it) |