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Non c'è una sola volta che io rilegga questa novella senza che ne resti profondamente turbato e vinto, riconoscendomi incapace d'inserirmi nella strada maestra aperta dal Boccaccio nell'interpretare la mia città. Che è per l'appunto un infernale miscuglio di casi umani piccoli e piccolissimi, ma ugualmente fatali e terribili, potenti nella gioia e nella tristezza, che riceve, raccoglie e nasconde gente di ogni risma e razza. L'idea di metropoli Boccaccio l'ha afferrata e rappresentata fino in fondo in uno spaccato miserabile e in rilevo direi quasi abitabile. Chi prova ad affacciarsi su Napoli dall'estremo balcone della Certosa di San Martino e mira quel dedalo di vicoli, popolati da tante strane creature e afferra quel suono affascinante e misterioso come di conchiglia e rimira il porto pieno di navi e alberature, non può non pensare a Giovanni Boccaccio. (it) |