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Confesso che approcciai Stalin con una certa dose di sospetto e pregiudizio. Nella mia mente era stata costruita una raffigurazione di un fanatico molto riservato ed egocentrico, un despota senza vizi, un geloso monopolizzatore del potere. Mi aspettavo anche di trovare un uomo spietato, duro - possibilmente dottrinario - e autosufficiente a Mosca; un montanaro georgiano il cui spirito non era mai completamente emerso dalla sua vallata nativa. Tuttavia dovetti riconoscere che sotto lui la Russia non era semplicemente tiranneggiata e schiacciata; era governata e progrediva. Tutta questa oscura risacca, tutto il sospetto di tensioni emotive nascoste, cessò per sempre dopo che ebbi parlato con lui per pochi minuti. Non ho mai incontrato un uomo più candido, giusto e onesto, ed è a queste qualità, e a niente di occulto e sinistro, che deve la sua tremenda ascesa indiscussa in Russia. (it) |