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Il palazzo che, sebben costrutto in mattoni, vinceva in bellezza quello dei Medici di Firenze e quello dei Montefeltro in Urbino, parve a un contemporaneo, il Burzio, luogo degno d'imperatori e l'Alberti aggiunse che era «cosa molto meravigliosa e da ognuno fu stimato che questi edifici non fossero condotti a tal grado con meno di centocinquantamila ducati d'oro» somma enorme per quei tempi. Ma di tanta ricchezza, a cui gli affreschi del Francia e del Costa che vi avevano svolto le storie di Oloferne e della guerra di Troia aggiungevano le grazie della pittura, per la vendetta dei nobili di parte avversa e per l'ignoranza della plebe ansiosa di nuova signoria, non rimase traccia e nel 1507 tutto fu preda delle fiamme divoratrici che, ricordano le cronache, illuminarono la città per settimane intere. (it) |