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Un amico una volta mi chiese come potevo conciliare la mia fede nel nazionalismo africano con la credenza nel materialismo dialettico. Io non vedevo contraddizione tra le due idee. Soprattutto e in primo luogo ero un nazionalista africano che lottava per emanciparsi dal dominio di una minoranza e per affermare il diritto di controllare il proprio destino. Ma il Sudafrica e il continente africano erano inseriti in un mondo più vasto. I nostri problemi, per quanto specifici e particolari, non avevano carattere di unicità, e una filosofia che situasse quei problemi in un contesto storico e internazionale era preziosa per una loro comprensione più vasta. Ero pronto a servirmi di qualsiasi mezzo per accelerare l'eliminazione del pregiudizio umano e la fine del nazionalismo sciovinista e violento. E non dovevo essere necessariamente comunista per servirmene. Scoprii che in generale i nazionalisti africani e i comunisti africani avevano più cose in comune che motivi di divisione. I cinici avevano sempre insinuato che i comunisti ci usavano. Ma chi poteva dire che non fossimo noi a usare loro? (it) |