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Per una nuova vita religiosa, in cui il culto è facoltativo e non essenziale, e in cui l'interiorità è aperta, non si può più essere né re né sfruttatori; e bisogna perciò sentirsi continuamente inquieti, domandandoci se non ci si valga del potere o dei beni in modo privilegiato ed usurpativo. Con questi scrupoli si va più in profondo, ci si prepara a nuove azioni, ci si sente solidali proprio con chi rischia di essere oppresso dal potere o di essere sacrificato dall'economia. Pur tormentandosi, e beneficamente, in ciò, la coscienza ha un punto sereno che è questo: non escludere nessuno dai «tutti» della liberazione, dalla realtà di tutti, che è il regno di Dio bene inteso. (it) |