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Quando nel mio ultimo film, ad esempio, ho messo in scena Pegaso, il cavallo alato, mi sono trovato ad affrontare un problema non semplice: ognuno di noi sa bene che quella creatura non esiste e, in questo caso, cercare la verosimiglianza in un essere immaginario di cui s'ignora l'aspetto, può essere pericoloso, puoi finire per non convincere nessuno. Meglio in tal caso mantenere quell'impaccio figurativo che elimina ogni problema di realismo. I miei film sono sempre stati un'escursione nel surrealismo, dal momento che si ha a che fare con il grottesco, con personaggi e creature soprannaturali, dei e dee che in qualche modo appartengono all'immaginario popolare. Di questo dobbiamo tener conto; del fatto, per fare un esempio, che quando si parla di Dio, l'immagine è sempre più grande di quello che noi siamo e perciò noi ci raffiguriamo Dio come un gigante! Queste sono le fantasie che trovi persino nelle illustrazioni dei libri di storia ed è anche quello che io cerco di portare sullo schermo. Non ho intenzione di far credere a nessuno che si tratti di storie, eventi, personaggi reali; non ho intenzione di spingere verso l'immedesimazione, perciò rimango affezionato ai movimenti un po' impacciati - ma proprio per questo «fantastici» delle mie creazioni. (it) |