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La gente che non conosce Gandhiji personalmente ed ha soltanto letto i suoi scritti è incline a pensare che egli sia un tipo sacerdotale, estremamente puritano, dalla faccia lunga, un calvinista che perseguiti la gioia, qualcosa simile ai «preti in veste nera che fanno la ronda». Ma i suoi scritti non gli rendono giustizia, egli è molto più grande di ciò che egli scrive, e non è affatto giusto citare ciò che egli ha scritto per criticarlo. Egli è esattamente il contrario del tipo del prete calvinista. Il suo sorriso è delizioso, la sua risata contagiosa, e da lui irradia la sensazione di una straordinaria leggerezza di cuore. In lui c'è qualcosa di infantile che affascina assai quando egli entra in una stanza porta con sé un soffio d'aria fresca, che aerea l'atmosfera.
Egli è uno straordinario paradosso. Suppongo che, in una certa misura, tutti gli uomini eccezionali lo siano. Per anni mi sono scervellato in questo problema perché, con tutto il suo amore e la sua sollecitudine per i reietti, egli sia tuttavia favorevole ad un sistema che inevitabilmente provoca l'esistenza degli oppressi e li aumenta, perché, con tutta la sua passione per la non-violenza, egli sia favorevole ad una struttura sociale e politica che si basa completamente sulla violenza e sulla coercizione. (it) |