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Ebbene sì, lo ammetto: «Non è la Rai» non mi piaceva, inutile fingere il contrario. Allora ero prigioniero di alcuni giudizi e di non pochi pregiudizi. Il programma in sé non era molto diverso dall’intrattenimento facile: cruciverbone, giochini telefonici, canzoni, balletti, discoteca, Enrica Bonaccorti, Paolo Bonolis... Per l’esplosione delle cento adolescenti in costume, acerbe e maliziose, si parlava di lolitismo , di traviamento , di strategia berlusconiana per intontire il Paese , di deriva televisiva. Pareva che «Non è la Rai» fosse solo la risposta Fininvest a «I ragazzi del muretto» della Rai o alla «Piscina» di Alba Parietti. Tempi in cui per «L’istruttoria» di Giuliano Ferrara si parlava di Circo Barnum. I metri di paragone erano altri: «Avanzi», «Mai dire gol», per qualcuno anche «Twin Peaks. (it) |