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Per Williams è il contrario. Come Saba, come Kavafis, come Brecht, egli vive della propria perenne trasmutazione, del proprio instancabile ritorno, di salmone controcorrente, alle sorgenti della parola, di quel sapore massimo d'ogni parola che dicevo in principio. Sono proprio costoro, i maestri dei misteri gaudiosi della parola, a immergerla di continuo, «perché essa viva», nelle luttuose acque di Parmenide. «Masterpieces are only beautiful in a tragic sense, like a starfish lying stretched dead on the beach in the sun. A touch of the unknown... A passionate statement about death. (it) |