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Intorno a loro, accalcata davanti ai Magazzini Florio in attesa di comprare un passaggio sul vapore, gente senza più casa: miriadi di facce, grugni e mascheroni su cui scivolavano senza requie scatti d'impazienza smaniosa e smarrimento. Poi, d'un tratto, da quel ristagno di mestizia si aprì intorno a un guitto bambino lo squarcio di una radura spensierata, una rumorosa nuvola di risate: i capelli arruffati sulla faccia di gomma, una logora giacca militare calata sulle spalle striminzite, il piccolo Franco Benenato si esibiva nell'imitazione di Adolfo Hitler, con l'immancabile baffo di indice e medio stampati per traverso sopra il labbro. «Eins, zwei, drei» ringhiava il Führer palermitano mimando il passo dell'oca con le gambette scheletriche; e il ringhio si faceva abbaiata secca quando passava dalla marcia alla minaccia, dalla parata alla sfida ridanciana, in un travolgente crescendo di mimica che culminava in raffiche di «Fucilazionen!» e «Kaputt!» sventagliati sul pubblico divertito. (it) |