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Famoso tra' nomi de' più feroci capibanda è quello di Domenico Fuoco di S. Pietro in Fine, che riposatosi dalle precedenti imprese tutto il a Roma, infesta ora di nuovo la provincia. Emulo di Giona La Gala nel vezzo di mozzare orecchi, egli ne aggiunge la ragione, ed è perché possa al bisogno riconoscere coloro che manda a procacciare il proprio riscatto. Ma quello che particolarmente lo distingue, è il suo umore giustiziere, che lo dimostra proprio un boia sbagliato. A vari de' trucidati da lui si è trovato sulla fronte, nel berretto, o dappresso, una scritta siffatta: «Traditore di Borbone, ti ha giustiziato Domenico Fuoco. Chi fa questo male è giustiziato così». Ma nel marzo testé decorso, egli si permise una variante a questa leggenda, nell'interesse suo proprio. Mettendo a sacco, a fuoco ed a sangue i territori di Mignano e di Roccamonfina, caso o ricerca gli pose tra le mani una donna, Vittoria Mattazzi, rea veramente di avere amato un tal mostro, ma ch'egli trovava rea di non aver durato ad amarlo. E la sgozzò di sua mano, e sulla fronte le lasciò scritto di averla giustiziata egli, come al solito, ma per punirla della sua infedeltà. (it) |