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Il poeta Orfeo canta alle creature e le incanta, e tutti dicono oh!, non fanno altro che cadere in trance. Quello è un possibile tipo di scrittura, lo scrittore come incantatore. Ma non basta nel caso dello scrittore come abitante della realtà. Ecco perché Platone ce l'aveva con il poeta, a causa di questo «fattore incantesimo», perché la mente dell'ascoltatore s'addormentava, e lui passava sul pilota automatico come essere umano. Ora, l'artista nel pieno della sua forza, e la risposta all'arte pienamente viva, supera l'incantesimo e si volge verso quello che Yeats chiama la «desolazione della realtà». E qui c'è un altro Orfeo, non quello che tira la corda dell'arpa che addormenta tutti, ma un Orfeo che si confronta con i fatti della vita e della morte, che scende negli inferi, che sfida sempre la morte ma non riesce mai a sopraffarla, che non riesce mai a rendere la perfezione un tutto perfettamente coerente. (it) |