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Duole dapprima il dito grosso del piede, dipoi il calcagno nella parte principale, sulla quale ci appoggiamo, dipoi nella sua parte concava, e si tumefà il malleolo posteriore. Gli infermi non ne trovano la legittima cagione: alcuni ne accusano lo stringere delle scarpe, una lunga camminata, un urlo, una percossa, e niuno saprà sospettarne la cagione intestina e famigliare: e quando agli ammalati tu la snoccioli chiara e tonda, essi penano a crederti. Infrattanto incontrano una malattia insanabile, poiché il medico non può ostare ai principii, essendo il morbo per se stesso allora leggerissimo, e acquistate che abbia per lunghezza di tempo maggiori forze, a nulla valgono le mediche cure. Ad alcuni, il morbo si sta conficcato nelle articolazioni del piede sino alla morte: ad altri va vagando per tutta la periferia del corpo. Per lo più va dai piedi alle mani, e non importa gran fatto, se piuttosto negli uni, che nelle altre risieda; perocché ambedue le articolazioni sono della medesima natura, cioè gracili, scarne, esposte all'esterno freddo, e dal calore interno remotissime. (it) |