Mention487301

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so:text ESOPO. Cantava il lusignolo sopra una quercia. Ebbe ardire il cuccodi svillaneggiarlo e voler con esso di canto contendere. Il lusignolo con suavissima melodia di più canzoni e varie la sua parte cantò: il cucco da l'altra parte con due sole sillabe sempre a una misurafece ancor lui suo strepito. Finito il canto, e la contesa essendo sì grande, che iudice li bisognava, a l'asino, il quale ivi vicino udito il lor canto avea, per iudicio ricorseno. Rispose l'asino che più arte di canto porria avere il lusignolo, ma che a lui il cantar del cucco più piacea; e così il meschin lusignolo la sentenza contra sé riportò. ERCULE. Tu mi fai pur troppo ridere, Esopo. Odi a che iudicio si riduce qualche volta la perizia! Già suol dirsi in proverbio: «Che ha da far l'asino con la lira?». Perversa cosa è pur per certo che alcun iudichi di quel che non intende. Anche a me ricorda che, combattendo io con l'idra, un granchio ebbe ardire di morsicarmi un calcagno: e furno sì pazzi quelli che allora iudicavano, che lo dedicorno in cielo e poseno nel zodiaco, non per altra virtù, se non per aver avuto ardire di pizzicare il piede ad Ercule. Ma lasciamo andar questo: la ignoranza di tutte le cose assurde è madre. (it)
so:isPartOf https://it.wikiquote.org/wiki/Pandolfo_Collenuccio
so:description Apologhi in volgare (it)
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