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Tutta la vicenda epica, e segnatamente il conflitto di Marduk e Tiāmat hanno significato astrale, e devono averlo pure certi tratti nei quali noi non siamo ancora in grado di scorgerlo. Purtroppo non sappiamo esattamente quali vicende del cielo stellato il poema raffiguri: non ne conosciamo ancora il vero significato astrale. Siccome però la religione babilonese e assira acquistò, sempre in grado maggiore, tale carattere solo in progresso di tempo, bisogna supporre che in origine il poema rispecchiasse una vicenda mitica di carattere fondamentalmente diverso, qualche accadimento naturale, cosmico. Dietro gli dèi-persone dovrebbero stare dunque dèi-fenomeni naturali, e specialmente dietro il conflitto tra Marduk e Tiāmat, che è il punto centrale e culminante dell'azione mitica. In altre parole: quale accadimento fisico rappresenta tale conflitto? Un fatto naturale interpretato quale avventura divina e trasferito alle origini? Anche qui la risposta non è facile. Si potrebbe supporre che si trattasse di raffigurare la lotta della primavera coll'inverno o quella del sole e della luce colla tenebra, ma Marduk non è mai stato veramente un dio solare, come non lo è stato Aššūr, o che Tiāmat e la sua progenie raffigurassero la furia degli elementi, della pioggia e della tempesta, la stagione piovosa e tempestosa, che in una regione come è quella della Valle dei Due Fiumi causa distruzione, finché in primavera il sole trionfa sopra il tempo cattivo: Marduk raffigurerebbe dunque il sole di primavera, e il mondo sarebbe cominciato proprio in questa stagione. Tiāmat raffigurerebbe invece l'inverno e la notte ed inoltre il caos disordinato, secondo il modo di vedere delle varie scuole teologiche del paese ed anche dei Babilonesi e Assiri delle epoche diverse. (it) |