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Se concepiamo un mondo che la vita stessa ha plasmato nell'evoluzione – un mondo benigno, se abbiamo un'ampia visione ecologica della natura – possiamo formulare un'etica della complementarietà che si nutre di diversità, al posto di un'etica che tutela l'essenza individuale da un'alterità minacciosa e invadente. In realtà, l'essenza della vita può essere vista come un'espressione d'equilibrio piuttosto che come semplice resistenza all'entropia . Infine, il sé può essere visto come risultato dell'integrazione, della comunità, del mutuo appoggio, senza che ne venga in alcun modo sminuita l'identità individuale e la spontaneità personale. (it) |