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: Troppe macchine, questo è. Una volta ero un genio matematico, sapete? Davvero, non sto scherzando. Da ragazzo ero un vero prodigio. Anche quando mi sono unito a vostro padre ero ancora capace di calcolare a mente con esattezza la traiettoria di un missile...
: Lo so. Papà dice che non ha mai conosciuto nessun altro in grado di fare altrettanto.
: Adesso invece, da quando ho imparato a premere un pulsante... Il mio cervello non riesce più a fornirmi delle idee.
: Leo...
: E senza idee gli uomini diventano tali e quali alle macchine. . L'idea! Concepire qualcosa! Ecco che cosa mi ha portato qui. L'idea di tracciare rotte spaziali per astronavi. Strade a quattro dimensioni che seguono la curva delle relatività, asfaltate con la miglior marca di continuum...
: Parlatemi di quando eravate un bambino prodigio!
: Oh... È cominciato alle elementari. La maestra si divertiva a farmi fare calcoli complicati giusto per il gusto di vedermi dare la risposta... così! . Le piaceva immensamente stupirsi ogni volta. "Oh, Leo", esclamava. "Farai molta strada. In te vedo un gran benefattore dell'umanità!" Bella roba. E voi Paula, sentiamo, che tipo di bambina eravate?
: Io avevo paura del buio.
: Magnifico! Ottima reazione normale.
0: Non del tutto normale. La mia era una paura scientifica.
1: Davvero?
2: Sì. Nei miei incubi mi trovavo sempre a bordo di un'astronave costruita da papà... Per essere sinceri quell'astronave assomiglia terribilmente alla vecchia automobile che avevamo a quei tempi. Comunque io ero a bordo, e finivamo per sbagliare strada, così ci trovavamo immersi nel buio per sempre! (it) |